EMPOWERMENT FEMMINILE E RIDUZIONE DEL GENDER GAP ATTRAVERSO LE LEVE DEL DIGITALE.

 

“Non vogliamo più sentir parlare di inclusione quando si parla di strategia di genere. Le donne sono la metà del mondo, non sono una minoranza. Noi siamo incluse già. Quando parlate di parità di genere dovete far riferimento all’empowerment delle donne che è potere ma non solo, è essere messe in condizione di contare, di essere protagoniste, di governare. Le donne non vogliono elemosine, vogliono più accesso al credito, più formazione, più possibilità di contare, più valore al merito, più lavoro e più di qualità, più infrastrutture sociali, meno carico di lavoro familiare, più rispetto, meno violenza”.

Linda Laura Sabbadini Presidente del W20

 

Partendo da questa citazione, occorre fare alcune considerazioni per capire meglio il fenomeno della parità di genere e di come esso si stia evolvendo nella nostra epoca.

Innanzitutto, c’è da dire che la parità di genere, non va confusa con una questione algebrica, perché è di fatto una questione culturale, un diritto umano fondamentale ed è solo attraverso la cultura e il riconoscimento dei diritti che è possibile generare le condizioni per vivere in un mondo prospero, sostenibile e in pace.

La buona notizia è che, a livello globale, il tema è prioritario in molte delle agende politiche, tant’è che il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e dell’emancipazione di tutte le donne rappresenta uno dei 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile che gli Stati si sono impegnati a raggiungere entro il 2030[1].

La cattiva notizia è che, finora, nessuno Stato membro dell’UE ha realizzato la parità tra donne e uomini.Il problema, dunque, è piuttosto articolato, e non di facile risoluzione, e richiede inevitabilmente una lettura da prospettive diverse. Una di queste è sicuramente ciò che ci suggerisce Linda Laura Sabbadini nella sua citazione ovvero “far riferimento all’empowerment delle donne”. L’empowerment femminile è un fenomeno socioeconomico complesso che rappresenta una tappa essenziale nel percorso verso il raggiungimento della parità di genere. Ma che cosa è l’emancipazione femminile nella sostanza, da cosa è determinata, come può essere raggiunta e quale è la situazione oggi in Italia?

Secondo la definizione dell’European Institute for Gender Equality (EIGE)  , l’empowerment femminile è un processo in base al quale le donne conquistano potere e controllo sulla propria vita, ma anche la capacità di compiere scelte strategiche. Esso si compone di cinque elementi:

  1. l’autostima delle donne;
  2. il loro diritto di fare e determinare scelte;
  3. il loro diritto di avere accesso a opportunità e risorse;
  4. il loro diritto di avere potere di controllo sulla propria vita, sia in ambito familiare che al di fuori di esso;
  5. la loro capacità di influenzare la direzione del cambiamento sociale per creare un ordine sociale ed economico più giusto a livello nazionale e internazionale.

 

Appare evidente che, per raggiungere l’empowerment femminile nella società e nell’economia, occorrono interventi ed azioni sinergiche su più fronti. In questo scenario, operare profondamente sulla nostra cultura rappresenta la condizione sine qua nonperché si possa ridurre in maniera importante il divario di genere. Inoltre, se si vogliono fare ragionamenti su possibili avanzamenti della nostra società e della nostra economia, è necessario comprendere che l’empowerment femminile non è solo una questione di giustizia sociale e di eguaglianza, ma è anche un’opportunità per tutti i Paesi, considerando la rilevanza del contributo che le donne possono fornire alla crescita economica a livello internazionale: secondo stime dell’International Labour Organization – ILO – il potenziale produttivo sottoutilizzato riferito alle donne è del 50%, contro il più ridotto 22% degli uomini. Le donne sono una grande risorsa per lo sviluppo del nostro Paese e non possiamo più permetterci di sottovalutarle.

 

Pensare efficacemente al futuro globale vuol dire comprendere l’importanza di sfruttare a pieno il potenziale femminile in vista di uno sviluppo sostenibile e inclusivo. In quest’ottica diventa allora fondamentale lavorare per agevolare un cambiamento culturale dei modelli di riferimento, sia maschili che femminili, superando gli stereotipi di genere, promuovendo linguaggi ed azioni inclusive, eliminando le barriere che impediscono alle donne di accedere all’educazione ed alla formazione, così da cambiare la percezione del ruolo della donna nella società, nell’economia e nei luoghi del potere dove vengono prese le decisioni che impattano sulla collettività .

Ad oggi i dati disponibili riguardo all’occupazione e all’emancipazione della donna in Italia non sono confortanti e sono distanti dalla situazione di altre capitali europee, siamo all’ultimo posto in Europa per occupazione femminile e al di sotto della media, se consideriamo la percentuale di donne che hanno accesso a posizioni manageriali. Per cambiare questa condizione e poter usufruire del talento e del potenziale delle donne è dunque necessario stabilire degli obiettivi primari che siano il punto di partenza per la progettazione di un piano strategico ed operativo con risorse dedicate, responsabilità definite ed indicatori di performance misurabili.

Attualmente nel nostro Paese, nonostante l’investimento di cifre importanti a supporto dell’empowerment e dell’inclusione delle donne, non sono stati raggiunti i risultati desiderati a causa di un’errata strategia che ha portato all’introduzione di inutili strumenti economici, tra le altre cose caratterizzati da complessi sistemi di accesso, che di fatto non hanno favorito né il cambiamento culturale né l’innovazione dei servizi esistenti, ma si sono rivelati dei semplici palliativi economici di breve durata.

In tale contesto, l’istruzione, la formazione intesa come up-skilling e re-skilling , la sensibilizzazione al tema, il rafforzamento all’autostima e alla fiducia in sé stesse, la creazione di maggiori possibilità di scelta e accesso alle risorse con un maggiore controllo sulle stesse, incluse le azioni volte a ripensare le strutture e le istituzioni che perpetuano la discriminazione e la disparità di genere, sono iniziative importanti per promuovere l’emancipazione delle donne affinché facciano valere i propri talenti ancor prima dei propri diritti[2].

 

In Italia il 51,7 % della popolazione è costituita da donne e se venisse attuata una politica di sostegno alla loro partecipazione nel mondo del lavoro sfruttando tutto il potenziale del talento che esse detengono, avremmo oggi degli enormi vantaggi, basti pensare che se si eliminasse il gender pay gap e si favorisse veramente l’occupazione femminile, si potrebbe avere un impatto economico notevole sul PIL del nostro Paese, al punto che si parla di cifre importanti stimate in 110 miliardi di euro di PIL in più[3].

Affinché tutto questo potenziale possa essere utilizzato serve un cambio di paradigma epocale che ci porti a guardare a questa tematica in modo più pragmatico, come un’enorme opportunità economica e non solo come una questione di diritti ed etica; solo in questo modo è possibile avere un peso significativo nell’agenda politica e una possibilità nella costruzione di policy efficaci e di supporto a tutta la questione.

 

Ecco che il processo di empowerment può aiutarci a superare le cause che generano il gender gap e occorre farlo tenendo conto anche del mercato e delle sue dinamiche come quelle che riguardano l’attuale fenomeno in atto della trasformazione digitale.

 

Oggi sappiamo che l’adeguamento al digitale rappresenta il più grande problema per le imprese e per chi ci lavora. Si dice che il digitale stia distruggendo posti di lavoro, ma questo non è vero perché la tecnologia sta semplicemente ridefinendo il modo di lavorare, di produrre, di vendere, ecc. Dunque, questo cambiamento può diventare una grande opportunità per chiunque, e nello specifico per le donne, affinché possano occupare il posto che spetta loro nella società, non per diritto ma per merito; la tecnologia può essere utilizzata come leva strategica per lo sviluppo personale e professionale e può imprimere una forte accelerazione nel processo di riduzione del divario di genere.

Potenzialmente, oggi, ogni lavoro può essere ripensato in chiave digitale, ogni modello di business può essere modificato e reso più efficace con l’ausilio della tecnologia.

Le tecnologie esponenziali  stanno effettivamente creando le professioni del futuro, ma i dati ci dicono che molte donne non sono preparate a dovere!

La cultura patriarcale in cui siamo ancora profondamente immersi ed avviluppati ha prodotto una società in cui le donne non operano sfruttando interamente il proprio potenziale, né sono agevolate e supportate nel seguire percorsi meno praticati.

Promuovere l’empowerment femminile e ridurre il gender gap può essere fatto sviluppando un percorso volto a valorizzare il talento delle donne, eliminando le barriere che ne impediscono la crescita professionale, garantendo un’ampia e trasversale alfabetizzazione digitale e puntando in modo specifico a politiche rivolte all’upskilling e al reskilling delle competenze, in modo tale da poter cogliere le opportunità di lavoro più convenienti.

Mettere le donne nella condizione di sfruttare il potenziale della tecnologia significa aprire loro la strada a tutta una più ampia gamma di possibilità, ma soprattutto significa garantire uno sguardo di genere che arricchisca la visione maschile del mondo limitando così in ogni modo pregiudizi e stereotipi: garantire la pluralità degli individui, uomini e donne, nell’addestramento degli algoritmi , vuol dire creare sistemi etici ed un digital twin [4] del nostro mondo fisico che sia finalmente equo.

Le tecnologie sono quindi uno nodo strategico per cui è diventato veramente urgente attivare programmi pubblici e privati per aumentare le competenze digitali delle donne, così da renderle più competitive anche in quelle industrie che sono dominate prevalentemente da uomini; con la conoscenza ed il pieno controllo degli strumenti digitali le donne potrebbero intervenire in maniera incisiva a supporto dell’imprenditoria femminile, attraverso la creazione di reti sociali d’impresa, promuovendo e sostenendo l’autonomia finanziaria attraverso tool innovativi, fornendo formazione e tutoraggio alle altre donne, portando avanti modelli e buone pratiche per incentivare la trasformazione digitale. Le tecnologie esponenziali  sono in grado di garantire alle donne il superamento delle tradizionali barriere culturali e di mobilità, agevolando il lavoro da remoto, permettendo l’accesso a nuovi mercati e mettendole nella condizione di avere un miglioramento del loro work-life balance[5].

[1] Camera dei Deputati – Documentazione parlamentare – Parità di genere

[2] European Institute for Gender Equality- empowerment

[3] The European House – Ambrosetti

[4] il gemello digitale è un modello virtuale altamente complesso, che è l’esatta replica del suo corrispettivo fisico.

[5] https://documenti.camera.it/leg18/dossier/testi/UE0017.htm?_1574476466411 – Sorgner, A., E. Bode e C. Krieger-Boden (2017), The Effects of Digitalization for Gender Equality in the G20 Economies, Women 20 study.

 

 

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