L’UGUAGLIANZA DI GENERE, QUESTA SCONOSCIUTA.

L’emancipazione delle donne e delle ragazze è requisito fondamentale per il raggiungimento di un mondo sostenibile, giusto e inclusivo. Nel settembre 2015, tutti i 193 Stati membri dell’ ONU hanno adottato un piano, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, con obiettivo la creazione di un futuro migliore per tutti. L’Agenda 2030 indica il percorso per i prossimi 15 anni affinché tutte le nazioni lavorino sinergicamente al fine di proteggere il nostro pianeta, eliminare la povertà estrema, combattere la disuguaglianza e l’ingiustizia sociale.

Il core dell’Agenda 2030 sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals ) che identificano chiaramente il mondo che è necessario costruire dove nessuno sia lasciato indietro e dove ogni singola azione abbia come fine ultimo il benessere generale di tutti. L’emancipazione delle donne e delle ragazze è al centro del goal 5, che si basa completamente sul raggiungimento dell’uguaglianza di genere, ma è anche la condizione essenziale per il raggiungimento degli altri obiettivi presenti nei restanti 16 goals.

Gli SDG sono un monito ed un invito, per tutte le aziende, a collegare le strategie di business con le priorità globali affrontando gli impatti negativi e scegliendo di investire e di innovare per trovare una soluzione alle più grandi sfide di sviluppo sostenibile del mondo. Il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 potrebbe portare a nuove opportunità di mercato ampliando le possibilità per il commercio e gli investimenti ma soprattutto aumentando in maniera esponenziale la partecipazione delle donne al mondo del lavoro.

D’altronde sbloccare il potenziale delle donne e delle ragazze si traduce poi in un significativo impatto sia sulla produttività aziendale che sui profitti, nonché sulle famiglie e le comunità di tutto il mondo. Le ragioni economiche e commerciali per promuovere l’uguaglianza di genere sono molto forti. Le società di ricerca ci dicono che la diversità di genere, a tutti i livelli delle organizzazioni, si traduce in una maggiore redditività, produttività ed efficacia gestionale: infatti le aziende con forza lavoro diversificata sono il 22% più produttive, hanno il 27% in più di redditività ed hanno anche il 39% in più di soddisfazione del cliente.

Nonostante queste premesse, nella realtà, esistono ancora molte barriere sociali, economiche e legali per le donne che rendono complesso il loro ingresso nel mondo del lavoro e difficilissima la progressione delle loro carriere verso il raggiungimento di ruoli apicali. Inoltre, le donne continuano a essere soggette a discriminazioni, pregiudizi inconsci e violenze che ostacolano ulteriormente le loro opportunità di contribuire alla forza lavoro e alla crescita sostenibile. A livello globale, le donne guadagnano circa il 77% di quanto guadagnano gli uomini. Gli studi sostenuti dall’ ILO ( International Labour Organization ) sostengono che l’equità retributiva tra donne e uomini non sarà raggiunta prima del 2086.

E’ assolutamente necessario operare su più fronti per imprimere un’accelerazione al ritmo con cui stanno avvenendo i cambiamenti per potere raggiungere più rapidamente l’uguaglianza di genere; il mondo del business è,  a tutti gli effetti, un terreno fertile per iniziare a spargere i semi di una nuova cultura che si diffonda poi all’interno della società in toto.

Investire nelle donne affinché riescano a sviluppare il loro pieno potenziale significa ottenere benefici per tutti ma richiede anche un notevole impegno da parte delle istituzioni e delle organizzazioni: per aumentare la produttività è necessario che le donne siano messe nella condizione di lavorare senza doversi dividere tra casa e azienda, se venissero aumentate le strutture di assistenza all’infanzia, se il lungo-orario nelle scuole fosse la norma e non l’eccezione, i risultati non tarderebbero ad arrivare. Le donne hanno bisogno di tempo, tempo da dedicare anche alla formazione: a tal proposito le aziende dovrebbero essere agevolate nell’operazione di finanziare e sostenere tutte le attività di formazione specialistica e di upskilling e reskilling destinate a questa categoria. Un intervento economico incisivo da parte delle istituzioni permetterebbe alle aziende di sostenere percorsi di lifelong learning con importanti risultati sia in termini di competitività che di rispetto del work life balance.

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